Suicide Guy Recensione

Lo scopo è morire!

Prima di iniziare è doveroso porgere qualche scusa per il ritardo di questa recensione. Ma siamo qui, pronti per porre rimedio! Quello che andremo ad analizzare oggi è un titolo sicuramente lontano dall’eccellenza. Ciononostante, vanta un concept senz’altro interessante e grazioso, nonché made in Italy. Nato dalla mente di Fabio Ferrara e sviluppato con il suo team, Chubby Pixel, andiamo a vedere nel dettaglio Suicide Guy in questa sua versione per Nintendo Switch, uscito lo scorso 10 Maggio, in attesa del sequel, a cui i ragazzi stanno già lavorando.

Non riesco a tornare nella vita reale

Suicide Guy ci fa impersonare un buffo uomo senza nome, un po’ sovrappeso, il quale ama stare spaparanzato sul divano a vedere la TV, mangiare hamburger e, soprattutto, bere l’immancabile birra, la bevanda ormai tipica per questo tipo di personaggi, stereotipo dell’americano medio à la Homer Simpson. Il suo problema? Si addormenta spesso, non riuscendo nemmeno a svegliarsi, quasi restando intrappolato nel mondo dei sogni. Come fare allora per ritornare nella realtà? Molto semplice (si fa per dire): dovrà trovare un modo per suicidarsi nel sogno; solo così riesce a svegliarsi. Da qui il titolo, Suicide Guy. In sostanza, quindi, lo scopo è morire. Bisogna perdere per proseguire nel gioco. Perdere equivale alla vittoria, ma mai come in questo caso non sarà così facile suicidarsi, come può invece esserlo in un Super Mario qualsiasi, dove basta tuffarsi nel primo burrone che capita. Anzi, spesso nel prodotto di Chubby Pixel bisogna un po’ scervellarsi per trovare il modo per morire. Sempre unico, non accompagnato da altri metodi per farlo. Suicide Guy è un puzzle game con visuale in prima persona che però cerca di racchiudere in sé anche altri generi. L’idea alla base è molto simpatica ed anche piuttosto originale. Peccato solo per un sistema di controllo molto grezzo ed una fisica non particolarmente brillante che in parte minano l’esperienza complessiva di gioco.

Tecnicamente, il titolo dimostra tutte le sue carenze, somigliando ai primissimi giochi che si avvicinarono alla terza dimensione. Dopotutto, si tratta di un prodotto realizzato con un budget minuto e modesto ed anche il prezzo per acquistarlo lo dimostra. I modelli poligonali non sono il massimo, idem le animazioni che risultano molto limitate. Al di là di tutto, però, lo stile graziato e simpatico nel complesso è comunque piacevole, accompagnato da una colonna sonora niente male, la quale vanta pure qualche brano stuzzichevole e di buon livello. Quindi, considerando questo, le risorse molto risicate e il focus del gioco, Suicide Guy si lascia apprezzare ugualmente.

Al netto delle caratteristiche di natura tecnica, però, bisogna fare i conti con comandi in linea di massima molto rognosi ed una giocabilità generalmente non impeccabile. Tante volte capiteranno salti sbagliati a causa di un leggero input lag, non mancando difetti del mirino che risulta sballato (per fortuna non si tratta di un FPS, quindi raramente dovremo utilizzare il sistema di puntamento) oppure interazione con l’ambiente e gli oggetti del gioco caratterizzati da una fisica surreale e da animazioni per nulla impeccabili. Sebbene si possa chiudere un occhio per la qualità audiovisiva non eccezionale, un po’ meno è possibile farlo dal lato prettamente videoludico. Non è il massimo prendere un oggetto e vederlo levitare dinanzi ai nostri occhi, dovendo poi utilizzarlo con qualcosa e non riuscire ad eseguire azioni semplici e immediate al primo colpo. Un esempio possono essere le chiavi: non sempre si riesce ad inserirle nella serratura. Chiaro che l’azione non debba essere precisissima; non bisogna mettere lo strumento proprio all’interno della serratura, ma solo eseguire il comando vicino ad essa, in modo tale che venga aperta. Tuttavia, quello che dovrebbe risultare semplice ed intuitivo diventa invece piuttosto snervante in svariate occasioni, soprattutto nei primi momenti di gioco, quando bisogna prendere ancora confidenza col prodotto.

Tutti questi problemi, nel modo in cui sono stati elencati, possono dare l’impressione che il gioco sia pessimo. In realtà non è comunque così. I difetti ci sono e abbastanza evidenti; ciononostante, pur infastidendo in alcuni livelli in particolare, non vanno a minare l’esperienza generale del titolo, anche perché, fortunatamente, la produzione Chubby Pixel non punta tutto su sezioni platform e le “armi” si usano solamente qualche volta. Nel caso Suicide Guy fosse stato incentrato totalmente su questi aspetti, allora avrebbe comportato senza alcun dubbio problemi per la fruizione del prodotto. Invece, la varietà di livelli (che equivalgono ai sogni del protagonista) e di situazioni fa sì che non ci sia mai troppa ripetitività. Peccato solo che, talvolta, gli stage più belli sono proprio quelli un po’ platform, un po’ adventure. Inoltre, è abbastanza evidente una cura non sempre tarata in egual misura. Capita spesso, infatti, di giocare dei livelli molto corposi e anche abbastanza complessi, appaganti nella risoluzione complessiva, ed altri che invece sembrano realizzati frettolosamente, nonché molto brevi; come se non fosse stato impiegato lo stesso impegno nello sviluppo. Nell’opera di Fabio Ferrara si possono comunque intravedere tutte le sue influenze del medium videoludico, non facendosi mancare stage ispirati a svariati titoli del settore. Eviteremo di elencarvi anche solo alcuni di essi, in modo da lasciare al giocatore il piacere di cogliere le differenti citazioni racchiuse all’interno del gioco.

La versione Switch permette ovviamente di giocarlo sia in modalità portatile che sullo schermo della propria TV. Possiamo affermare che sia godibile in entrambi i modi e che, nel complesso, risulti anche notevolmente adatto per partite mordi e fuggi, ottime per la natura portatile dell’ibrida console di Nintendo.

Conclusioni

Suicide Guy è un gioco avvolto purtroppo da non poche problematiche, ma dimostra comunque un certo coraggio, tanta inventiva (seppur con riserva) e notevoli punti forza. Peccato quindi per alcuni difetti che pur non minando l’esperienza complessiva, intaccano in ogni caso la fruizione generale della produzione targata Chubby Pixel. Certamente, bisogna tenere in considerazione il budget, nonché il prezzo davvero irrisorio del titolo, elementi che portano a chiudere un pochino di più l’occhio sulle piccole falle presenti all’interno dell’opera. Le idee però ci sono, alcune anche molto simpatiche ed originali. Al netto di qualche imprecazione di natura tecnica, causata dai problemi sopracitati, Suicide Guy saprà sicuramente strappare anche qualche sorriso. Può valere la pena provarlo per cimentarsi nell’impresa di superare i 25 livelli del gioco, più alcuni extra. Ricordatevi anche di raccogliere le statuette dell’uomo panzuto, nascoste in ognuno di essi (peccato che anche in questo caso, alcune siano ben ubicate, altre, invece, posizionate senza troppa riflessione).

Nel frattempo, attendiamo il seguito, con la speranza che il team di sviluppo faccia tesoro dei propri errori e proponga un titolo maggiormente curato sotto tutti i punti di vista, perché il concept alla base funziona ed è molto interessante.

Pregi

  • Concept di base molto simpatico ed anche originale
  • Citazioni sfruttate in maniera interessante
  • Varietà dei livelli molto solida...

Difetti

  • Alcune falle nel gameplay
  • Fisica ballerina
  • ... ma purtroppo non per tutti è stata riservata la medesima cura
6

Dignitoso

Appassionato di videogiochi sin dalla tenera età di 3 anni, scrive per il settore dal 2010 e da allora non si è più fermato. Nutre amore profondo per Nintendo ed i suoi brand, in particolare per quello di The Legend of Zelda. Col tempo, però, ha conosciuto e scoperto tante nuove produzioni, sia odierne che del passato, affinando i suoi gusti e la sua cultura videoludica. Nel tempo perso, ambisce a diventare un game designer ed un compositore-musicista, ma al momento restano sogni chiusi nel cassetto... almeno per ora!

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