Shadow Of The Colossus Recensione

Shadow Of The Colossus non è un titolo che certo ha bisogno di cappelli introduttivi. A mio avviso è una pietra miliare della softeca PlayStation 2, ed un titolo che spremeva e portava la console al suo vero apice di grafica. Ormai si sa, se la precedente generazione era costellata da ennesimi capitoli di saghe già affermate (chiamiamole pure minestre riscaldate), la corrente generazione è florida di remaster e di remake… e che remake in questo caso.

Il titolo aveva già visto un opera di remaster su ps3 (stand alone in jap ed insieme ad Ico per il resto del mondo), che all’atto pratico migliorava la grafica e si parlava appunto di un “classic hd collection” dove la feature principale che ne traevano i titoli era la possibilità di giocarli in 3d .

Il remake del remaster? No … anzi si grazie !

Nella “nuova” edizione di Shadow Of The Colossus, però, è stato fatto un vero e proprio lavorone di remake ( cosi una volta per tutte smettiamo di chiamarlo remaster). Il gioco è rimasto sostanzialmente è rimasto quello del 2006, ma il team di Bluepoint Games ha letteralmente ri compilato la parte grafica ed ottimizzato tutto quello che riguarda effetti, dettagli e rifiniture. In questa edizione possiamo accorgerci di differenze di pelliccia tra i colossi di terra d’acqua e d’aria, possiamo apprezzare al meglio l’ambientazione con giochi di luce magnifici e possiamo letteralmente perderci a guardare l’orizzonte. Anche all’orecchio è possibile udire il lavoro dei Bluepoint Games con suoni ottimizzati e risultano più pieni e caldi rispetto alla versione originale del gioco. Anche la colonna sonora ne trae giovamento, anche se già ottimamente suonata in precedenza. Ultima, ma non meno importante, anche l’hud di gioco, a differenza della collection del 2011, ha una nuova veste grafica. Insomma un nuovo vecchio gioco in toto.

Anche i comandi trovano un nuovo set up, anzi ben tre. Una prima mappatura offre il nuovissimo set up introdotto in questa nuova edizione, dove abbiamo i comandi ottimizzati, la seconda mappatura offre una variante intermedia tra il nuovo set up ed i comandi originali ed infine la terza mappatura offre i comandi originali del gioco. A mio avviso un’ottima scelta da parte del team.

Ultima innovazione inserita, che puzza, giustamente, di autostima è la modalità foto (tipo Uncharted) inserita nel gioco, per poter scattare foto di paesaggi mozzafiato o scorci di duelli con i colossi.

Shadow Of The Colossus, per chi non lo conoscesse (grave!) trova la sua collocazione temporale originale postuma all’uscita di Ico (altro capolavoro di Ueda e un must have a parer mio in una softeca ps2 che si rispetti) ma cronologicamente si colloca prima. Molti fan ( tra cui io) lo vogliono successivo poi a The Last Guardian, anche se l’autore non ha mai confermato il filo che unisse quest’ultimo al titolo in questione.

“Alcune montagne vanno scalate; altre vanno uccise “

Shadow Of The Colossus fa (fece) clamore perché spostava tutta la poesia che avevamo conosciuto con Ico in una situazione di inevitabile brutalità. Wander, il protagonista di questa avventura, scoverà, affronterà ed abbatterà i 16 colossi, al fine di ottenere il proprio desiderio, ovvero quello di riportare in vita la sua amata Mono chiedendo al Dormin, un’entità superiore, di utilizzare un incantesimo proibito.

Mh? Tu possiedi la Spada Antica?

Ogni colosso di Shadow Of The Colossus abbattuto farà si che Wander si porti più vicino al suo scopo finale. Al contempo, il sangue nero come la pece ( e come gli esseri d’ombra) che sgorgherà dai punti vitali dei giganti, lasciandoli esanimi a terra si trasformerà in vapori neri che andranno a colpire Wander e farà si che il protagonista, al finire di ogni duello provi le stesse sensazioni di sofferenza delle colossali bestie abbattute. Ad ogni fine scontro attraverseremo un tunnel che ci “riporterà” stremati a terra nel sacrario (il punto di partenza dell’avventura) contornati dalle ombre dei colossi abbattuti. È qui che piano piano prenderemo coscienza ed inizieremo a domandarci se il nostro percorso è giusto, se avremo ciò che desideriamo o se verremo usati dall’entità, ma d’altronde noi amiamo Mono e per lei faremmo qualsiasi cosa. Tuttavia all’aumentare dell’abbattersi dei totem e delle ombre che ci vegliano al nostro ritorno, inizieremo a capire cosa sta realmente succedendo.

Una curiosità, che negli anni e nelle mie ricerche sulla saga mi ha sempre colpito è quella che Dormin se letto al contrario diventi Nimrod, il re che fece edigere la torre di Babele (il sacrario del culto) e che trovò la sua punizione nell’essere fatto a pezzi.

Quel posto… è nato dalla risonanza di punti di intersezione.
Sono ricordi, sostituiti da entità e dal nulla e sono incisi nella pietra.
Sangue, giovani virgulti, cielo
…e colui che ha la capacità di controllare gli esseri nati dalla luce…
Si dice che in quel mondo, se uno lo desidera, può riportare in vita le anime dei morti…
ma sconfinare in quella terra è assolutamente proibito.

Personalmente ho apprezzato moltissimo questo remake, anche se avendo giocato in precedenza con il capitolo di ps2 mi è risultato abbastanza semplice e relativamente veloce finire il gioco in modalità normale. Il lavoro grafico definirlo imponente è riduttivo. Il semplice viaggiare a cavallo di Agro nelle terre proibite è uno spettacolo per gli occhi. Mentre si cavalca si riesce ad apprezzare il movimento degli steli d’erba e si riescono a percepire i suoni della natura, ma ogni qual volta affronteremo un colosso ed ogni volta che avremo successo nell’affrontarlo la colonna sonora (musica classica e cori) esploderà e darà enfasi “epica allo scontro”. Ho giocato utilizzando una ps4 standard ma garantisco che la resa della nuova versione è notevole.

Conclusioni

se siete fedeli al marchio Sony, se non avete mai giocato al titolo, non dovete farvelo sfuggire sopratutto in quest’ultima ottima veste grafica. Se lo avete giocato, spendete qualche ora per gustarvelo nuovamente. Sarà un titolo che spero rimanga nei vostri cuori com’è rimasto nel mio, figlio della trilogia perfetta di Ueda ( Yata, lo specchio simbolo di saggezza, Yasakani il corno simbolo di benevolenza e Kusanagi la spada simbolo di coraggio) e di un impatto visivo degno di un quadro di De Chirico.

Povera anima malvagia…
Adesso, nessun uomo potrà più sconfinare in questo luogo.
Se soppravvivrai…
Se sarà ancora possibile continuare a esistere in queste terre precluse…
un giorno, forse farai ammenda per ciò che hai fatto

Pregi

  • grafica che rivaluta in modo significativo il titolo
  • colonna sonora mozzafiato

Difetti

  • comandi ancora legnosi
  • durante gli scontri la camera a volte non è nostra amica
9

Strepitoso

Appassionato fin da piccolo di videogames, quando si innamorò di un clone di pong, non ha mai smesso di giocare! Unitosi recentemente alla crew di Gamescollection.it prova a scrivere qualche recensione!

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