Come se servisse una conferma, il Giappone feudale e la cultura giapponese è carissima al popolo dei videogiocatori e Sucker Punch ha giustamente investito su questa epoca storica le sue energie per creare un action RPG openworld capace di catapultare il giocatore in un’epoca di guerre, tradizioni, onore e spietate regole di combattimento.
Ghost of Tsushima ci porta a vivere le avventure di Jin Sakai, nobile samurai di antico lignaggio, e di suo zio Lord Shimura, impegnato nel fermare l’invasione mongola dell’arcipelago di Tsushima.
Ero personalmente scettico dapprima circa questo progetto, non tanto per la resa dell’ambientazione e per il lavoro di ricerca svolto da Sucker Punch, ma forse perché in cuor mio io ero uno dei tanti (tantissimi) che avrebbero desiderato che fosse Assassin’s Creed a raccogliere le suppliche dei fan ed ambientare un capitolo nel periodo dello shogunato giapponese.
Ghost of Tsushima però si discosta da un RPG classico e ci pone di fronte a stile di gameplay diversi fra loro, non solo per una selezione differente di mosse, ma per una filosofia differente alla base dei nostri approcci d’attacco.
I samurai sono dei guerrieri dediti alla disciplina e all’onore, che si confrontano col nemico in modo quasi rituale: gli scontri avvengono fronteggiando l’avversario, in modo che oggi definiremmo “sportivo”, senza colpire alle spalle e senza ricorrere a stratagemmi atti a vincere in maniera illecita.
Tuttavia questo metodo d’ingaggio può funzionare se tutti i partecipanti accettano questo set di regole (esattamente come avverrebbe se i nostri avversari fossero un’altro clan di diversa famiglia giapponese).
L’oppressore invece è l’esercito mongolo che certamente non rispetta il codice del Samurai e attacca in ogni modo possibile atto ad invadere l’entroterra, sottomettere la popolazione e saccheggiare tutto ciò che incontrano.
A questo aggiungete che lo sconvolgimento sociale e polito della guerra porta anche banditi e persone senza moralità a cercare di arraffare il più possibile, quindi il nostro Jin dovrà adattarsi e modificare il suo stile di combattimento, rimasto solo contro questa marmaglia.
Le prime fasi di gioco vedono infatti i samurai sconfitti, Lord Shimura catturato dal Kahn mongolo e Jin rimasto miracolosamente in vita grazie ad un aiuto…inaspettato.
Liberare Shimura sarà la nostra prima priorità, ma per farlo avremo bisogno di nuovi alleati: proprio qui inizierà il cammino di Jin Sakai che dovrà adattarsi e spezzare in molte occasioni (per certi versi TROPPO alla leggera rispetto a quanto avrei gradito) il proprio codice per attaccare un nemico cento volte superiore al suo in numero e forze belliche.
Sebbene proprio questo (la prima invasione mongola) sia il periodo storico in cui il Giappone tradizionale rivede la propria concezione della guerra, mi è apparso comunque molto fastidioso l’abbandono quasi immediato del codice d’onore samurai da parte di Jin, che ai fini narrativi sembra così difficile da accettare per lui, ma che ai fini pratici viene abusato al punto di fare vere e proprie stragi senza pietà dei nemici ignari.
Col proseguo della storia infatti la gente inizierà a parlare dello Spettro di Tsushima, una figura misteriosa, un samurai diverso dagli altri, pari ad un vendicatore disposto a tutto pur di aiutare il suo popolo, una figura che non appare più ne Samurai ne Ninja, una ibrido che ai miei occhi è forse il peggior difetto del titolo, ossia quello di rendersi un combattente come quello di tanti altri giochi, mascherato da guerriero samurai.
Il mondo di gioco è suggestivo e sufficientemente denso di punti d’interesse da portarci ad esplorare e trovare nuove località: troveremo nuovi accampamenti (campi profughi) che fungono da punti di spostamento rapido e hub in cui abili artigiani potranno migliorare il nostro equipaggiamento, ma anche altari di Inari, santuari nascosti e tanti altri piccoli e intriganti segreti che ci porteranno a sbloccare preziosi slot nel nostro armamentario. La ricerca di questi segreti è agevolata dal mondo naturale stesso: Volpi e uccellini dorati ci condurranno verso i segreti se ci imbatteremo in loro e vorremo deviare dalla nostra missione per seguirli fino alla destinazione.
Anche il Vento Guida è un tocco tanto geniale quanto poetico per guidare il giocatore verso l’obiettivo designato: anziché avere una traccia sulla mappa il nostro samurai seguirà un onnipresente alito di vento che fa ondeggiare il fogliame incessantemente indicando senza essere invasivo la giusta direzione da prendere. Grazie al touchpad del duashock potremo anche accedere a particolari “gesture” che possono rendere ancora più chiara la direzione da seguire o far compiere al nostro alias inchini, intonare melodie col flauto e rinfoderi di spada molto scenografici.
Ho trovato questi piccoli tocchi di classe molto accattivanti e originali: brava SP!
Il tutto si riduce alla scelta della giusta Forma (il tempo si rallenta mentre la cambiamo) per il giusto nemico, così da sbilanciarlo e finirlo in breve tempo: padroneggiato questo potremo fronteggiare dozzine di nemici senza sforzo e senza subire danni eccessivi, nemmeno contro i boss più coriacei. Prima di sbloccare le 4 forme arriveremo ad apprendere anche una modalità Furia che ci renderà invincibili per breve tempo condannando il nemico a scegliere fra una rovinosa fuga o una morte velocissima (non a caso l’ultima patch introduce la difficoltà Letale, che rende il tutto più accattivante e gli attacchi giustamente più ponderati e tattici…da provare!).
Nota stonatissima a mio avviso è la componente stealth che già di per se non si addice ad un gioco sui Samurai (ben diverso sarebbe se il protagonista fosse stato un “assassino” ninja…almeno come viene dipinto nell’immaginario collettivo) e spesso si riduce ad attirare i nemici con campanellini per finirli nell’ombra o sgusciare alle loro spalle fino a che uno non da l’allarme e ci costringe a fare un massacro nel minor tempo possibile.Il crafting è ridotto ai minimi termini, e pare quasi superfluo se non per un aspetto estetico: attrezzati decentemente non avremo più grossi rivali e raccogliere risorse saccheggiando (lino, provviste, ferro, acciaio, pelli di predatori, bambù, legno di tasso, etc…) diventerà un’azione ripetitiva e decisamente noiosa. Aumentare le caratteristiche del nostro equipaggiamento si riduce a portare i materiali necessari ad un artigiano che istantaneamente creerà quanto promesso (dalla mappa vedremo velocemente dove sono gli artigiani e quanti progetti risultano sbloccati presso di loro; quale sceglieremo sarà totalmente indifferente).A spezzare questa monotonia ci sono rari scontri nelle arene con rivali di livello, da sfidare in singolar tenzone in modo coreografico ma altrettanto superfluo al proseguo della trama.
Tecnicamente imponente, ma non perfetto, Ghost of Tsushima si lascia sfuggire l’apice della bellezza su schermo con le animazioni dei comprimari e con alcuni bug più o meno vistosi di compenetrazioni poligonali e blocchi improvvisi (mitigati con le patch 1.05 e 1.06).
Sceneggiatura e mondo di gioco sono, lo ripeto di nuovo, molto ispirati anche se molte esagerazioni nelle illuminazioni, nei tramonti e delle condizioni climatiche li ho trovati fin troppo teatrali e poco realistici. De gustibus, immagino…
La qualità complessiva non è sempre all’altezza e certi elementi sono decisamente meno rifiniti di altri, creando quelle stonature che ad un occhio attento appaiono molto evidenti (ho testato GoT su una PS4 “liscia”, quindi non mi esprimo sulle prestazioni di PS4 Pro, senz’altro migliori).
Il comparto audio è di massimo livello nella sua versione originale giapponese: non mi sono nemmeno azzardato a mettere l’audio italiano (se non per provarlo), ma il doppiaggio JPN è ottimo e se applicheremo il filtro Kurosawa (audio ovattato ed enfasi sulla musica), l’effetto cinematografico vintage sarà assolutamente fenomenale! Non invito a giocare l’intero titolo così, però è davvero una trovata favolosa e azzeccata!
Nota di merito infine va ai caricamenti, inaspettatamente brevi: un fast travel o un caricamento della partita saranno davvero velocissimi, cosa davvero notevole e piuttosto unica per un gioco di questa portata. Ottimizzazione eccelsa!
Conclusioni.
Ghost of Tsushima è certamente un mondo ispiratissimo e tutti gli amanti della cultura giapponese non potranno far altro che godere di questo splendido openworld. Tuttavia il gameplay non è certo all’altezza di titoli molto più rifiniti e profondi e, sebbene appagante, è parecchio semplicistico e ripetitivo. Lo ritengo un centro mancato per Sucker Punch, ma è indubbiamente un titolo che merita di essere giocato ed esplorato a fondo.